Gli agriturismi italiani offrono qualità, autenticità e sostenibilità, tre valori che fanno dell’Italia un’eccellenza unica al mondo, e si confermano un tassello strategico per il turismo sostenibile e la valorizzazione delle aree interne, un volàno per il Paese e una garanzia per lo sviluppo economico e sociale di borghi e territori rurali”. Lo ha detto Augusto Congionti, presidente nazionale di Agriturist, durante il convegno “Agriturist racconta l’agriturismo italiano: passato, presente e futuro”, organizzato oggi alla Fattoria di Maiano, a Fiesole, dall’Associazione nazionale per l’Agriturismo, l’ambiente e il territorio.

Con oltre 26.000 aziende attive in Italia – ha spiegato Augusto Congionti – l’agriturismo rappresenta un esempio virtuoso di integrazione tra produzione agricola e turismo esperienziale. Le nostre strutture non si limitano all’accoglienza o alla ristorazione, ma offrono attività che valorizzano il territorio, come le fattorie didattiche, le fattorie sociali e la vendita diretta dei prodotti tipici. Questo è ciò che rende l’agriturismo unico nel panorama mondiale”.

Gli agriturismi italiani sono, direi, naturalmente sostenibili: molti utilizzano energie rinnovabili, come il fotovoltaico o le biomasse, e promuovono il recupero dei materiali nell’ambito della ristorazione. Siamo un modello per il turismo sostenibile e diffuso – ha continuato il presidente di Agriturist – ma per crescere abbiamo bisogno di un maggiore sostegno da parte delle istituzioni, soprattutto per semplificare le normative e ridurre gli ostacoli burocratici”.

Luca Brondelli, vicepresidente nazionale di Confagricoltura, ha invece sottolineato il ruolo sociale degli agriturismi. “Sono una risposta concreta allo spopolamento delle aree interne – ha detto – e alla salvaguardia del patrimonio culturale e architettonico delle campagne italiane. L’agriturismo non è solo un’opportunità economica, ma un presidio fondamentale per il territorio”.

Brondelli ha poi analizzato i nuovi trend del turismo post-pandemia: “I turisti non si accontentano più di un soggiorno in un luogo suggestivo. Vogliono essere protagonisti, scoprire i processi produttivi, partecipare a degustazioni e immergersi nella vita rurale. Ecco perché stiamo investendo nella formazione di figure professionali capaci di soddisfare queste esigenze – ha detto il vicepresidente nazionale di Confagricoltura – come i manager turistici per i borghi, in collaborazione con università e centri di ricerca”.